GAS Lucca Mattaccio

PARLIAMO delle cassette del Progetto COSA

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  1. il poeta2
     
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    Come promesso inserisco sul forum la questione delle cassette del Progetto COSA così come abbiamo cominciato ad affrontarla nella riunione dell'8 settembre.
    Sono più di 5 anni che questo progetto sta andando avanti ed abbiamo sempre rilevato quanto sia importante parlare, parlare e riparlare di quello che va bene, ma soprattutto di quello che deve essere migliorato

    Detto in maniera secca e dura, la questione è:
    "C'è una disparità abbastanza tangibile tra le cassette di alcuni nostri produttori e quelle di altri; in particolare le cassette di Lucchesi, Bandoni e Cooperativa Giovani sono più ricche, mentre quelle di Nicobio e Dones, messe a confronto con le altre sono più misere".

    Per decidere è importante conoscere nella maniera più approfondita possibile le cose di cui stiamo parlando, quindi cercherò di girarvi in maniera sintetica tutti i dati che credo siano rilevanti

    E' possibile che alcune delle cose che sto scrivendo siano imprecise, per questo chiedo alle persone chiamate in causa di correggermi dove sbaglio.

    -I Bandoni e Lucchesi sono ragazzi giovani che hanno intrapreso un'attività molto difficile e stanno facendo un ottimo lavoro, con l'assistenza dei genitori; vivono in famiglia ed alla fine non hanno la necessità di mantenersi soltanto attraverso i frutti del lavoro di agricoltori, anche se, naturalmente devono avere un reddito dignitoso.
    -Dones è imprenditore agricolo individuale, ha una moglie e tre figli molto piccoli e deve tirar fuori il reddito dal lavoro di agricoltore.
    -Situazione simile è quella di Nicobio, anche se, in questo caso, un contributo fondamentale viene dato dall'attività di Agriturismo.
    -La cooperativa sociale Giovani e Comunità ha un bilancio complesso ( e in rosso ), il reddito che deriva dall'orto è minimo ed è, evidentemente, un'attività in negativo che serve principalmente a tenere occupate alcune persone.
    -Ho parlato anche con Ruggero che non ci fornisce le cassette settimanali, ma piante aromatiche, pansè, piantine e, occasionalmente, ci ha portato un po' di verdura extra. Nel suo caso l'attività dell'orto è ampiamente negativa ( me l'ha detto lui ), ma, come sapete, Ruggero lavora per l'Anfass ( da cui riceve uno stipendio ) ed il loro obiettivo principale non è quello di ottenere un utile attraverso l'attività agricola.
    -I nostri produttori sono tutti biologici, ma solo Dones e Nicobio sono certificati.

    Detto questo, risulta subito chiaro quanto sia difficile paragonare situazioni così diverse.
    Allora vi chiedo: "possiamo avere come unico metro di giudizio la valutazione della cassetta che ci viene consegnata settimanalmente ?"
    Se fossimo persone che vanno al mercato ad acquistare, questo criterio potrebbe essere sufficiente, ma quello che tiene insieme il nostro gruppo è il tentativo di dare forma ad una proposta di mondo diverso e, per questo, dobbiamo cercare di prendere in considerazione tutti gli aspetti di questa storia.
    Ecco allora un altro dato
    -Nicobio e Dones non lavorano solo con i GAS, vendono anche in alcuni mercatini dove applicano prezzi leggermente più alti di quelli delle nostre cassette settimanali; quindi, a quanto pare, il prezzo pagato dai gasisti anche per le cassette che, giustamente, vengono considerate peggiori è, comunque, inferiore a quello "di mercato". Mi piace poco fare questi paragoni, ma si tratta di elementi da tenere in considerazione.

    A questo punto credo che ci siano due possibili azioni che dovremmo prendere in considerazione: la prima riguarda noi come "mangiatori di verdura", la seconda riguarda i produttori in questione.

    1)Al momento del ritiro della verdura sul punto di consegna, le persone che arrivano per prime possono scegliere tra le cassette di tre produttori; solitamente scelgono quelle che ritengono più belle e di conseguenza le persone che arrivano più tardi trovano soltanto le cassette più miserelle.
    Sarebbe così scandaloso chiedere a tutti noi di scegliere una volta la cassetta che piace di più e la volta successiva quella più misera, lasciando le più belle alle persone che arriveranno dopo?
    Vorrei che facessimo attenzione a questo passaggio perché non si tratta di dare assistenza a qualcuno.
    Per ora supponiamo che i prezzi delle cassette "brutte" siano prezzi "equi", poi vediamo se è vero.
    Se i prezzi sono equi, forse questa è l'occasione giusta per cominciare a praticare il "sentirsi collettività" di cui tante volte abbiamo discusso e che tanto ci piace quando ce lo vengono a raccontare. Stiamo parlando di quelli che sono stati gli elementi fondativi del Progetto COSA, magari è difficile capirne i risvolti quando si dà il via ad un progetto, ma questa credo che sia l'occasione giusta per cogliere il significato.
    Questo è il nostro progetto. Abbiamo scelto consapevolmente di mettere in rete situazioni diverse, di programmare con ogni produttore un certo numero di cassette ed abbiamo fatto di tutto per rispettare questo impegno. Con l'esperienza ed i contatti che ci siamo fatti in questi anni, non sarebbe difficile mettere insieme tutte cassette "soddisfacenti", andando a cogliere le diverse opportunità che si presentano durante l'anno. Ma questo non ci interessa, perché non faremmo alcun passo avanti verso un cambiamento sostanziale delle cose. Il valore non sta nel rapporto che instauriamo con il singolo produttore, ma nella rete che abbiamo messo insieme, che rappresenta uno spaccato del mondo nuovo che vorremmo.

    2)A questo punto, però, dobbiamo necessariamente chiederci se il prezzo sia veramente "equo". Cerco di stringere perché mi sta venendo fuori un bel pippone.
    Difficile individuare un unico prezzo equo, senz'altro esiste una fascia di prezzi più giusti degli altri. All'ìnterno di questa fascia noi, come GAS Lucca, abbiamo sempre cercato di far di tutto per rimanere nella parte bassa; questo per due motivi: perchè il progetto non deve essere elitario, ma riproducibile ed estendibile più possibile e poi perché siamo "lucchesi".
    Allora diventa fondamentale la domanda che è stata proposta da Beppe nella riunione dell'altra sera: " Cosa dovrebbe fare il GAS per aiutare Roberto Dones ( o un altro produttore ) a far scendere i costi ? ".
    L'ho girata a Roberto e la sua risposta è stata altrettanto interessante : " Potremmo decidere di mettere a coltura alcuni prodotti specifici che io ( Roberto ) curerò fino al momento della raccolta e che poi i Gassisti potranno andare a raccogliere direttamente nei campi pagando la metà, o qualcosa del genere".
    Credo che valga la pena pensarci un po'.

    Prima di concudere, vorrei accennare ad un ultimo elemento che mi sono accorto di non aver affrontato. Alcuni hanno sottolineato che le cassette più miserelle, spesso sono anche poco assortite.
    Bene, ne ho parlato con i produttori in questione ed hanno detto che, nel limite del possibile, cercheranno di migliorare questo aspetto; però mi hanno ricordato che questa è stata un estate "complicata" dal punto di vista climatico e che certe produzioni si sono perse o sono durate molto poco.

    Per ora la faccio finita, spero che abbiate seguito fino in fondo
    Per animare la discussione, rispondete qui sotto
    Ciao
    Renato
     
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  2. raccoltaaaaaaaaaaaaa
     
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    Buonasera a tutti..come già anticipato via mail..ci pare una cosa bellissima!! raccogliere direttamente..idea tra l'altro già adoperata da molte aziende proprio per abbassare i costi!! inoltre il contatto con la terra secondo me è basilare per "state bene"!! e si possono così conoscere anche le persone che si adoperano anche per noi!!
     
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  3. il poeta2
     
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    Benissimo !!
    Ci sono altre persone interessate alla raccolta ?
    E' una maniera per affrontare la questione dei costi, per conoscere meglio i nostri produttori, per lavorare un po' insieme .....
    Rispondete qui sotto.

    Rispondete anche per esprimervi sulle altre questioni affrontate
    Ciao
    Renato
     
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  4. cimarimi
     
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    "Prima di concudere, vorrei accennare ad un ultimo elemento che mi sono accorto di non aver affrontato. Alcuni hanno sottolineato che le cassette più miserelle, spesso sono anche poco assortite.
    Bene, ne ho parlato con i produttori in questione ed hanno detto che, nel limite del possibile, cercheranno di migliorare questo aspetto; però mi hanno ricordato che questa è stata un estate "complicata" dal punto di vista climatico e che certe produzioni si sono perse o sono durate molto poco"

    questo potrà anche essere vero, ma non è carino ritirare il sacchetto "misero" dell'estate complicata il mercoledì sera e poi vedere il giovedì mattina al "mercato contadino" il banco ben assortito!

    cinzia
     
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    Non sono mai passata dai banchetti del mercato contadino, ma l'ossrvazione di Cinzia è anche quella di altre persone che ho sentito ed è condivisibile.
    Quanto mai utile la partecipazione di tutti i produttori alle riunioni e sul forum (in breve: partecipazione al GAS) onde evitare che nei sacchetti siano inseriti prodotti che spesso sono presenti sul forum con oridni a sé, come patate e mele e che non ci aspetteremmo di trovare nei sacchetti o cassette delle verdure...
    Bella e sensata, a mio avviso, l'idea della raccolta che potrebbe risolvere anche l'annoso problema della distribuzione della verdura in un solo giorno alla settimana, che spesso è stato segnalato da chi produce (la verdura va raccolta tutti i giorni quando c'è) e da chi compra!

    Ciao.
    Michela
     
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  6. il poeta2
     
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    Penso anch'io che l'osservazione di Cinzia sia assolutamente condivisibile.
    Questa è una questione che deve essere approfondita.


    Mi sembra di poter dire che questo appunto non possa essere fatto a Roberto e che, dopo averci parlato, Roberto abbia fatto più attenzione all'assortimento.
    In questo caso, però, chiedo conferma alle persone che hanno ricevuto le sue buste.


    Ciao
    Renato
     
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  7. il poeta2
     
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    INSERISCO QUI SOTTO LA MAIL INVIATA DA SIMONE PIERAZZINI

    saltiamo subito qua:


    Prima di concudere, vorrei accennare ad un ultimo elemento che mi sono accorto di non aver affrontato. Alcuni hanno sottolineato che le cassette più miserelle, spesso sono anche poco assortite.
    Bene, ne ho parlato con i produttori in questione ed hanno detto che, nel limite del possibile, cercheranno di migliorare questo aspetto; però mi hanno ricordato che questa è stata un estate "complicata" dal punto di vista climatico e che certe produzioni si sono perse o sono durate molto poco.

    Veramente io avevo inteso che questo è il punto da cui è scaturita la discussione e quindi il primo e il più importante.

    Ok la pappardella del gas cos'è/cosa fa ma affrontiamo la questione pratica: cos'è una busta di verdure? Cosa vogliamo che sia? Qual è il nostro consumo settimanale?

    Ad essere sincero non credo che sapremmo dare una risposta. Potremmo cominciare dando un'occhiata a noi stessi in maniera molto pragmatica:

    * quanti di noi integrano la busta comprando verdure altrove?

    * cosa compriamo?

    È un approccio diverso dal dichiarare cos'è che non va. Partiamo da ciò di cui abbiamo bisogno, guardando a come sopperiamo alle mancanze confrontandoci coi produttori.


    2014-09-10 12:20 GMT+02:00 renato renato <[email protected]>:

    Detto in maniera secca e dura, la questione da cui siamo partiti è:
    "C'è una disparità abbastanza tangibile tra le cassette di alcuni nostri produttori e quelle di altri; in particolare le cassette di Lucchesi, Bandoni e Cooperativa Giovani sono più ricche, mentre quelle di Nicobio e Dones, messe a confronto con le altre sono più misere".


    E' possibile che alcune delle cose che sto scrivendo siano imprecise, per questo chiedo alle persone chiamate in causa di correggermi dove sbaglio.
    -I Bandoni e Lucchesi sono ragazzi giovani che hanno intrapreso un'attività molto difficile e stanno facendo un ottimo lavoro, con l'assistenza dei genitori; vivono in famiglia ed alla fine non hanno la necessità di mantenersi soltanto attraverso i frutti del lavoro di agricoltori, anche se, naturalmente devono avere un reddito dignitoso.
    -Dones è imprenditore agricolo individuale, ha una moglie e tre figli molto piccoli e deve tirar fuori il reddito dal lavoro di agricoltore.
    -Situazione simile è quella di Nicobio, anche se, in questo caso, un contributo fondamentale viene dato dall'attività di Agriturismo.
    -La cooperativa sociale Giovani e Comunità ha un bilancio complesso ( e in rosso ), il reddito che deriva dall'orto è minimo ed è, evidentemente, un'attività in negativo che serve principalmente a tenere occupate alcune persone.
    -Ho parlato anche con Ruggero che non ci fornisce le cassette settimanali, ma piante aromatiche, pansè, piantine e, occasionalmente, ci ha portato un po' di verdura extra. Nel suo caso l'attività dell'orto è ampiamente negativa ( me l'ha detto lui ), ma, come sapete, Ruggero lavora per l'Anfass ( da cui riceve uno stipendio ) ed il loro obiettivo principale non è quello di ottenere un utile attraverso l'attività agricola.
    -I nostri produttori sono tutti biologici, ma solo Dones e Nicobio sono certificati.




    Ecco allora un altro dato
    -Nicobio e Dones non lavorano solo con i GAS, vendono anche in alcuni mercatini dove applicano prezzi leggermente più alti di quelli delle nostre cassette settimanali; quindi, a quanto pare, il prezzo pagato dai gasisti anche per le cassette che, giustamente, vengono considerate peggiori è, comunque, inferiore a quello "di mercato". Mi piace poco fare questi paragoni, ma si tratta di elementi da tenere in considerazione.


    Non mi sembra affrontata in maniera non dico corretta, ma sensata. Non è che se ai mercatini vende a prezzo più alto significa che il prezzo delle buste sia inferiore a quello di mercato, con o senza virgolette.

    Alcuni fattori che abbassano il prezzo:
    * la certezza della quantità di buste su base stagionale
    * la dimensione della busta (di solito il prezzo scende con la quantità)
    * l'autonomia del contadino nel comporre la busta

    Io per esempio trovo strano anche che Lorenzoni pratichi gli stessi prezzi al mercato e a noi. Ok, non c'è la certezza stagionale (formalmente, in pratica sì) e l'autonomia in questo caso non è significativa.

    Riguardo al prezzo, non sono convinto dell'approccio di Daniela ma finora non ho visto alternative migliori. Quando Roberto iniziava l'attività gli chiesi di seguire un approccio simile ma non risulta che l'abbia fatto. Anche Samuele gli chiese un resoconto ma non so se gli ha mai risposto.

    Vorrei sentire l'opinione degli altri produttori.

    Andiamo alle differenze fra i produttori.

    Il fatto che alcuni siano aiutati dai genitori è irrilevante per loro ma non per il prezzo che paghiamo noi. Per rispetto del lavoro dovremmo conteggiarli nelle spese sostenute nella produzione. Però se attualmente non sono pagati potremmo dirottare quella spesa nella cassa comune e iniziare a pensare a qualche progetto finanziato (come quello del pane). I produttori fanno parte della comunità del gas e quindi avrebbero voce in capitolo. Ricordiamoci della serra per esempio.

    La certificazione bio: per noi è un costo ma anche un servizio. Non sapendo pressoché niente di coltivazione (parlo per me in questo caso), è una delega che do a terzi per avere garanzie. Ma possiamo ottenere questa stessa cosa:
    1) costruendo un rapporto di fiducia con i produttori. Organizzando incontri come quello di quest'estate, visitando più spesso i campi.
    2) sforzandoci di capire e imparare, per essere consapevoli di quello che succede intorno a noi. Dare per scontato queste cose, per quanto inevitabile fra tutti i casini che uno affronta giorno giorno, non è una buona idea.

    Credo che Roberto abbia scelto la certificazione per poter fare i mercati: lì non c'è la seconda alternativa. E sempre a proposito di mercati: la coltivazione per i mercati e quella per il gas sono compatibili? Riesce a portarle avanti entrambe? Nella terra che ha?

    Bilanci in rosso: è un'idea che mi gira nella testa da un po' di tempo. L'agricoltura può essere un'attività commerciale sostenibile? Ha cioè senso pensare di sceglierla come lavoro e pensare di camparci?
    Se dovessi basarmi sulla mia esperienza (Ficaia, Roberto di Grosseto) direi di no.
    Anche perché:
    * costi di avvio/investimento alti: attrezzatura, terra
    * ricavi... boh, direi bassi. Anzi inesistenti se dovessi tenere conto degli investimenti.
    Prendete i conti di Daniela e inserite l'eventuale costo dell'affitto delle terre (che Roberto Dones e Roberto di Grosseto devono invece sostenere)...

    E l'attrezzatura: magari Roberto, pur nel biodinamico, potrebbe essere più produttivo se avesse attrezzatura diversa.

    In quest'ottica, attività che hanno l'agricoltura come "effetto collaterale" potrebbero essere l'unica alternativa. Per questo mi interessa la realtà di Ruggero. Anche qui vorrei un confronto coi produttori.




    A questo punto credo che ci siano due possibili azioni che dovremmo prendere in considerazione: la prima riguarda noi come "mangiatori di verdura", la seconda riguarda i produttori in questione.

    1)Al momento del ritiro della verdura sul punto di consegna, le persone che arrivano per prime possono scegliere tra le cassette di tre produttori; solitamente scelgono quelle che ritengono più belle e di conseguenza le persone che arrivano più tardi trovano soltanto le cassette più miserelle.
    Sarebbe così scandaloso chiedere a tutti noi di scegliere una volta la cassetta che piace di più e la volta successiva quella più misera, lasciando le più belle alle persone che arriveranno dopo?
    Vorrei che facessimo attenzione a questo passaggio perché non si tratta di dare assistenza a qualcuno.



    Tra l'altro, avere più produttori permette a loro di spartirsi le varietà. Ciascuno di loro avrebbe cioè meno varietà e, forse, meno lavoro o maggiore produttività (non dico di arrivare alle monocolture... una via di mezzo). Se di 4 uno solo fai i peperoni e io me li mangio una volta al mese mi può andare anche bene.
    Nel senso: non dico di ricomporre le buste (a meno che noi non abbiamo tempo e possibilità di farlo), ma di sceglierle così come sono a ruota.


    2)A questo punto, però, dobbiamo necessariamente chiederci se il prezzo sia veramente "equo". Cerco di stringere perché mi sta venendo fuori un bel pippone.
    Difficile individuare un unico prezzo equo, senz'altro esiste una fascia di prezzi più giusti degli altri. All'ìnterno di questa fascia noi, come GAS Lucca, abbiamo sempre cercato di far di tutto per rimanere nella parte bassa; questo per due motivi: perchè il progetto non deve essere elitario, ma riproducibile ed estendibile più possibile e poi perché siamo "lucchesi".
    Allora diventa fondamentale la domanda che è stata proposta da Beppe nella riunione dell'altra sera: " Cosa dovrebbe fare il GAS per aiutare Roberto Dones ( o un altro produttore ) a far scendere i costi ? ".
    L'ho girata a Roberto e la sua risposta è stata altrettanto interessante : " Potremmo decidere di mettere a coltura alcuni prodotti specifici che io ( Roberto ) curerò fino al momento della raccolta e che poi i Gassisti potranno andare a raccogliere direttamente nei campi pagando la metà, o qualcosa del genere".


    Posso tranquillamente dire che non è una soluzione. Quando è stata adottata alla Ficaia hanno partecipato poche persone. Non è nemmeno detto che chi ha tempo libero da dedicare abbia difficoltà economiche.

    orz
     
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    Renato cita spesso il rischio che il GAS possa diventare un gruppo elitario e ritiene che debba evitare di esserlo, lo penso anche io, ma alla fine, nonostante il numero crescente di aderenti, molte scelte rischiano di renderlo comunque una elite. Insomma una roba un po’ RADICAL CHIC.

    Non si può continuare a giustificare taluni produttori che fanno cassette con un rapporto qualità/prezzo bassissimo solo perché sono buone aziende che cercano di campare di ciò che producono, che poi non è neppure sempre vero. Alla fine non facciamo neppure il loro bene perché li illudiamo di poter campare su una economia particolare dimenticando il mondo in cui devono lottare.

    Anche a me piacerebbe campare dell'azienda agricola di Pozzuolo, che invece è stata per ora chiusa perché non convertibile sotto profili etici-biologici in breve tempo né sostenibile economicamente, e, se non vogliamo costruire castelli di carta o campare solo di aiuti e di economie particolari, l'azienda al momento non si può riaprire.

    I produttori devono fare delle scelte: o riescono a produrre a costi di mercato, come diceva giustamente Renato un tempo “una via di mezzo tra il prezzo del prodotto economico e del prodotto bio”, ovvero, prendendo ad esempio riferimento una normale catena di grande distribuzione, una via di mezzo del prodotto Coop ordinario e del prodotto Coop Viviverde, o sono fuori da una economia solidale e diventano se ci riescono una economia elitaria; in realtà noi siamo già elitari perché il costo dei prodotti offerti da alcuni di questi produttori è ben superiore anche al Viviverde.

    D’altra parte la domanda di Simone se "Ha senso pensare di sceglierla (l'agricoltura) come lavoro e pensare di camparci?" Ho elementi per dire che è improbabile "vivere di agricoltura" se si rimane nella piccola dimensione, ma tolti i costi di avvio (riguardo ai quali sono possibili finanziamenti pubblici, anche se sono episodici e non sempre garantiti) e il tempo necessario per imparare (...), ci si può anche campare agganciando a questa attività altro.

    Riguardo agli agganci o attività collaterali, il caso tipico è l'azienda Nicobio collegata all'attività agrituristica, che a regime può essere un'ottima entrata. A proposito il fatto che è una azienda agrituristica gli da grandi vantaggi rispetto alle altre; di certo NON è svantaggiata!

    Nelle aziende agrituristiche il rischio (?) è piuttosto che l'attività ristorativa-alberghiera metta ai margini l'attività agricola vera e propria, assai meno redditizia; in questo le leggi sono molto carenti ed in alcuni casi sbagliate, non permettendo ad esempio di pagarsi un soggiorno con il lavoro, che è invece possibile in altri paesi (ad esempio negli Stati uniti dove ci si può pagare una vacanza facendo il bracciante part-time in una azienda agricola).

    Un altro esempio è Calafata che è una cooperativa agricola sociale, che può ottenere risorse per l'attività di integrazione di persone disagiate in attività agricole.

    Sono belle realtà gestite da belle persone, ma plausibilmente avvantaggiate dalle attività collaterali.

    In ogni caso il consumatore medio non può pagare il prezzo di una agricoltura fuori mercato, semplicemente perché aggraverebbe in maniera insostenbile l'economia della maggior parte delle famiglie; e non si tratta solo di spendere di più in ciò che si mangia rispetto che al superfluo, ma della possibilità di sostenerle con una normale vita familiare.

    Ho l’impressione che qualcuno dei nostri fornitori (non si offendano gli altri) campi grazie ad un giro straordinario fatto di amici e di tante persone benestanti, ...di radical chic; e fanno bene, se ci riuscissi farei lo stesso probabilmente nei loro panni.

    Vorrei però che quella non fosse la nostra economia!

    Di certo - secondo me - la soluzione non è chiedere a tutti il sacrificio di ruotarsi per prendere i miseri sacchetti di un fornitore ed evitare di fare la rincorsa alle belle cassette di un altro. E neppure andare a raccogliersi i prodotti perché non tutti lo possono fare; semmai questa potrebbe essere una soluzione per qualcuno di noi, facendo riferimento a chi l’ha proposta (Dones) togliendolo però dai fornitori delle cassette e creando una proposta alternativa e vantaggiosa riservata a lui.

    Ma per gli altri, a mio avviso serve un gruppo misto produttori/consumatori che monitori i prezzi delle cassette in relazione anche ai prezzi di mercato, senza adeguarsi al mercato ma tenendone conto; questo al solo fine di NON diventare un gruppo elitario.

    Credo che se non avverrà questo rimarremo solo un gruppo di persone che danno una mano a degli amici produttori, che per carità è già una bella cosa, ma senza essere in nessun modo una alternativa all'economia. In questo caso però sveliamo la maschera e diciamolo. Quando ero referente della carne che prendevo al Matanna per l'altro gas avevo un obiettivo principale aiutare una piccola aziendina, peculiare di un'area montana ad andare avanti anche con l'aiuto di alcuni gasisti; ma non costruivo niente di più, l'obiettivo era quello, senza troppo sacrifico, la carne era buona e ciò bastava, e senza troppe aspettative, non cambiavo il mondo bensì aiutavo una piccolissima realtà.

    Se l'obiettivo invece è cambiare il mondo, bisogna anche essere concreti.

    Concretamente la mia proposta è:

    1. selezioniamo i fornitori che offrono cassette miste sostenibili anche per le famiglie

    2. facciamo una proposta di raccolta diretta di prodotti a prezzi vantaggiosi per Dones

    3. creiamo un gruppo di monitoraggio costi per Lucchesi, Bandoni e chi altri è disponoibile, per manternere un equilibrio produttori-consumatori


    un caro saluto e a lunedì

    Corrado

    Edited by Corrado e Francesca - 26/9/2014, 16:04
     
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    Ciao a tutti, non sto a ripetere le cose che ho detto già alla riunione.
    Ma c'è un argomento che in quel contesto non era stato affrontato ed è venuto fuori dal post di Renato: il suggerimento di fare una turnazione nella scelta delle cassette/buste. A me sembra un'ottima idea e l'ho anche già messa in pratica, perché immagino che sia frustrante sentirsi quello che "prende gli scarti" solo perché è arrivato per ultimo. Immagino che molte di queste persone non abbiano la possibilità di arrivare prima, forse fanno anche un sacrificio per non lasciare l'incombenza ad altri gasisti.

    Il problema è che questa idea non diventa una soluzione finché non viene condivisa da tutti. Alcuni forse nemmeno lo sanno.. ma soprattutto ho notato che ci vuole parecchio tempo prima che le abitudini alla collaborazione prendano piede... la lista dei turni che mettiamo ogni volta a S.Anna rimane quasi sempre con le caselle in bianco, e da quanto ho sentito non è che negli altri punti di distribuzione vada meglio.

    Al mio punto di ritiro avevo avanzato la proposta di regolare questa cosa preventivamente, stabilendo cioè volta per volta quale busta tocca a ciascuno, ma pare che sia troppo complicato e in effetti anche questa incombenza ritornerebbe a cadere sulle spalle dei soliti noti.

    Poi mi è sorto un altro dubbio: poniamo che quando mi tocca la busta "povera" ci trovi dentro quasi soltanto cose che non mangio, o di cui ho già la dispensa piena (es. le patate nella busta di Roberto ci sono state quasi tutta l'estate); se anche evito di buttarle, perché proprio non mi va l'idea, è inevitabile che alla lunga diverse verdure mi vadano a male (se si tratta dei famigerati cavoli rossi, nemmeno tanto alla lunga). Chiaro, allora, che il punto cruciale - come giustamente notava Simone - non è tanto il peso quanto l'assortimento.

    Ho capito le motivazioni che ha riportato Renato e quelle che ha scritto Roberto direttamente... mi chiedo come possa incidere su questi problemi la scelta di colture specifiche da parte dei gasisti (cosa che peraltro in passato era stata fatta, con la Ficaia ad es.), se la stagione nei campi di Dones va male, chi ce lo dice che quelle colture si salvano?

    A S. Anna abbiamo cominciato da soli a spartirci il contenuto delle buste con qualche baratto improvvisato, devo dire che è divertente e dà una certa soddisfazione, ma anche per fare questo bisogna essere lì fra i primi... ovviamente chi arriva tardi non trova nulla da barattare.

    Il "riassortimento" secondo me andrebbe fatto alla fonte, cioè coordinando tra loro i produttori: ne abbiamo parlato tantissime volte, ma non è ancora stato fatto. Anzi, se usciamo dal settore delle verdure, nell'ultimo anno ci state alcune duplicazioni che sarebbero pure innocue se avessimo un bacino di compratori tale da accontentare ogni produttore, ma ho paura che non sia il nostro caso... mentre la forza del gas sta anche nel garantire al produttore la collocazione di una certa quantità, abbastanza costante.
    Il fatto che non siamo riusciti finora a ottenere questo risultato, non significa che non si possa continuare a provarci.

    L'incontro coi produttori che è stato fissato per lunedì è un'ottima occasione, non dovrebbe essere un evento episodico.
    Si potrebbe riprendere il meccanismo del gruppo-verdure, da cui eravamo partiti quando arrivarono nuovi produttori; magari cercando di fare dei turni per trasmettere una maggior varietà di opinioni.
    Poi, certo, dovremmo intensificare le visite ai campi... soprattutto dovremmo insistere affinché tutti i produttori siano presenti agli incontri mensili, non credo sia un caso se i produttori che fanno le cassette più apprezzate sono anche quelli che vengono sempre e partecipano alla discussione :)
     
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    Salve, vorremmo portare alcuni chiarimenti alla discussione visto che siamo parte in causa. La discussione riguardo la nostra azienda è abbastanza attinente alla realtà anche se non dice tutta la verità. E' vero che siamo aiutati dai nostri familiari nel lavoro nei campi e utilizziamo esclusivamente manodopera familiare. Abbiamo però dovuto prendere un prestito per l'acquisto di tutta dell'attrezzatura,dato che siamo partiti da zero , con due rate semestrali di 3.800 euro che dobbiamo pagare per i prossimi 3 anni. Paghiamo regolarmente tutti gli obblighi di legge compresa la tassazione INPS pari a circa 2.800 euro l'anno e l ultimo anno abbiamo comprato la prima serra la quale ha inciso fortemente sul bilancio. Avviare la nostra azienda non è stato semplice e lo abbiamo fatto grazie all'aiuto dei nostri genitori, ma vi assicuriamo che gli oneri per la sua conduzione ricadono tutti sulle nostre spalle. Il reddito netto per adesso è a livelli accettabili e inizieremo a respirare tra 3 anni conclusi i pagamenti del prestito. Avevamo pensato di chiedere un prestito anche al gruppo GAS per l'acquisto dell'ultima attrezzatura ma abbiamo deciso di avvalerci di una finanziaria agricola proprio grazie alla sicurezza del vostro acquisto mensile.
    saluti

    stefano bandoni
     
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    riapro questa discussione, perché mi sembra
    che possa essere utile dare un'occhiata a questo scambio di idee
    prima della riunione in programma
    lunedì 14 settembre
    Ciao
    renato EmoticonVillageCibo%20(24) EmoticonVillageCibo%20(24) EmoticonVillageCibo%20(24)
     
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10 replies since 11/9/2014, 21:54   209 views
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